Un’invisibilità molto vistosa

Un traduttore invisibile

Un traduttore invisibile

Come tutti i lavori che non hanno garanzia di continuare fino all’età pensionabile, che dipendono da una telefonata o da un’e-mail, a volte anche dalle conoscenze giuste, dalla fortuna oltre che dalla bravura, il lavoro del traduttore mette spesso alla prova l’immagine che si ha di sé. Siamo giudicati, valutati, scelti da altri e siamo in tanti. Puoi avere tradotto decine di libri, per le case editrici più prestigiose, aver vinto premi, insegnato all’università, puoi anche ogni tanto pensare per più di mezz’ora di essere bravo, ma la voce che ti dice: “no, nun è vero, chi te credi da esse, e comunque ‘sto libro l’hai cannato ‘n pieno”* non sta zitta praticamente mai.

I momenti in cui si è maggiormente esposti, quelli in cui si vorrebbe davvero avere il dono dell’invisibilità che ci viene attribuita, i momenti in cui la nostra autostima viene intaccata più o meno pesantemente sono 5:

1) Quando riceviamo una proposta di lavoro, con o senza prova di traduzione fa lo stesso: c’è la voce di San Basilio che è in te ride e dice: ma ‘ndo vai, ma te sei visto? Anche se la prova va bene, la voce ti fa comunque la mano a carciofo.
2) Il momento della revisione. Momento delicatissimo che merita un post a sé, che forse non scriverò mai visto che c’è chi (Giovanna Scocchera) se ne sta occupando da anni approfonditamente. Possibili scenari: a) hai fatto un buon lavoro e il revisore è all’altezza e te ne dà atto: euforia; b) hai fatto un buon lavoro, ma il revisore la pensa diversamente. Per quanto tu possa pensare che il revisore ha torto, questa cosa ti si mangia comunque un pezzo di autostima (oltre che di fegato e di tempo prezioso per spiegargli perché ha torto lui e non tu); c) hai fatto un lavoro non buono e il revisore se ne accorge: gliene sei grato, ma ciò non toglie che ti senti un inetto; d) hai fatto un lavoro non buono e il revisore non se ne accorge: le conseguenze non le paghi subito, ma dopo, con gli interessi, nel momento 3 qui di seguito.
3) Recensioni. a) Critiche positive, menzione del nome del traduttore, complimenti -> euforia che dura il tempo di postare il link sul proprio profilo FB; b) recensioni negative, in cui non si parla del traduttore -> il traduttore pensa: è comunque un po’ colpa mia; c) recensioni in cui si critica espressamente la qualità della traduzione -> il traduttore dice ad amici e conoscenti: ma guarda tu questo incompetente, ma l’ha letto in lingua originale, per caso? Ma quando parla di frasi legnose lo sa che con le frasi dell’originale ci potevi accendere il caminetto per tutto l’inverno? Ma la voce di San Basilio sotto sotto ti dice: ammettilo dai, ‘sta traduzione fa piagne.
4) Quando ti capita di rileggere una tua traduzione pubblicata e ti accorgi di un errore, o le frasi ti sembrano sgraziate e vedi ovunque rime, allitterazioni e omoteleuti involontari.
5) Chiacchiere con i colleghi. Tizio ti dice: ma lo sai che Caio non sa tradurre, ha un esercito di negri e comunque non sa l’inglese, ha tradotto preservative con preservativo e constipated con costipato? E tu gli dici: e Sempronia, che traduce per Stocappio Editore e Pezzi Grossi Riuniti? Una vera capra, ma è tanto amica di Coso e quindi… E Tizio ti dice: e allora Pinco Pallo? è esperto di lingue, sì, ma in un altro senso. Alla fine saluti Tizio e pensi: Tizio parla male di me con gli altri. Tizio pensa lo stesso di te. Entrambi avete una certa dose di ragione.

* la voce interiore ipercritica che è in ognuno di noi parla sempre in romano ed è di San Basilio.

5 pensieri su “Un’invisibilità molto vistosa

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