Era da tempo che pensavo di cominciare a curare un blog sulla traduzione. Sì, proprio ora che i blog stanno tramontando, ma vabbè.
Quando si traduce capita di fare ragionamenti complessi, a volte anche preziosi perché tornerebbero utili in futuro e ci eviterebbero sprechi di tempo quando ci capiterà di nuovo di affrontare problemi simili. Ma spesso sono cose non verbalizzate, che scivolano via, si perdono. Vorrei fermare qui, in questo luogo pubblico, quei pensieri, per la mia riflessione futura e per coloro i quali capiteranno qui per caso.
Il primo post di questo blog però non parlerà di questioni traduttologiche, ma di soldi e di editori che non pagano. Tempo fa, io e alcune colleghe lanciammo l’iniziativa “Editori che pagano“. Ora l’iniziativa è ferma, perché per come l’avevamo concepita era complessa da portare avanti. Non escludiamo che possa risvegliarsi e proseguire in una forma più snella. Ma quello che continua è l’impegno dei singoli traduttori nel mettere in guardia i colleghi, gli studenti che frequentano in tanti corsi di formazione e i tanti seminari.
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