Traduttori anonimi

daysofwineandroses101-2È di poche settimane fa la campagna #ioleggoperché. Io non so se ha funzionato, non so se i non lettori incalliti o quelli occasionali si sono incuriositi, pentiti, offesi o anche solo accorti della sua esistenza. Davanti a questa iniziativa, non poche persone che lavorano con e nell’editoria hanno storto il naso.  Continua a leggere

Per non sapere né leggere e né scrivere: idee per un’inchiesta approfondita sui mancati pagamenti nel mondo dell’editoria

Question mark with books di Miguel Navarro (immagine presa da www.gettyimages.in)

Question mark with books di Miguel Navarro
(immagine presa da http://www.gettyimages.in)

Ho letto con molto piacere questo articolo di Marco Bascetta su il manifesto perché finalmente si comincia ad affrontare la questione della prestazione d’opera gratuita e/o della morosità dei clienti (sono due facce della stessa medaglia), soprattutto nell’ambito dei lavori legati alla cultura, con l’attenzione e la competenza che merita un discorso tanto complesso. Ho sempre pensato, anche all’epoca della breve (ma intensa) esperienza di Editori che pagano che la questione andasse ben al di là dei traduttori non pagati e anche ben al di là dell’editoria stessa. Un giornalista che voglia analizzare il problema del lavoro gratuito volontario o della morosità reiterata e impunita nel campo dell’editoria dovrebbe comunque tener presente che il discorso si inserisce in un contesto molto più vasto e complesso. Continua a leggere

We’re only in it for the likes

Questo non è un post ragionato; è un puzzle con vari elementi che, se messi insieme in un certo modo, vi daranno un’immagine del mondo del lavoro giovanile e non in Italia che vi farà capire meglio perché c’è gente che continua a lavorare gratis, o quasi, nel campo dell’editoria e in altri campi percepiti come fichi e quindi dispensatori di ficaggine riflessa. Continua a leggere

Editori che non pagano, ovvero della solidarietà tra i lavoratori dell’editoria

presa da http://2guystalkingmetsbaseball.com/wp-content/uploads/2013/12/tumbleweed-1.jpg
Era da tempo che pensavo di cominciare a curare un blog sulla traduzione. Sì, proprio ora che i blog stanno tramontando, ma vabbè.

Quando si traduce capita di fare ragionamenti complessi, a volte anche preziosi perché tornerebbero utili in futuro e ci eviterebbero sprechi di tempo quando ci capiterà di nuovo di affrontare problemi simili. Ma spesso sono cose non verbalizzate, che  scivolano via, si perdono. Vorrei fermare qui, in questo luogo pubblico, quei pensieri, per la mia riflessione futura e per coloro i quali capiteranno qui per caso.

Il primo post di questo blog però non parlerà di questioni traduttologiche, ma di soldi e di editori che non pagano. Tempo fa, io e alcune colleghe lanciammo l’iniziativa “Editori che pagano“. Ora l’iniziativa è ferma, perché per come l’avevamo concepita era complessa da portare avanti. Non escludiamo che possa risvegliarsi e proseguire in una forma più snella. Ma quello che continua è l’impegno dei singoli traduttori nel mettere in guardia i colleghi, gli studenti che frequentano in tanti corsi di formazione e i tanti seminari.
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